LINK ROOM
ALBERTO COLLIVA
PERCHÈ LA MANO È LA PARTE VISIBILE DEL CERVELLO
29.09-04.11.2023

In occasione della grande mostra personale diffusa, Alberto Colliva - L'inganno dell'immagine, presentata su tre sedi nella città d'origine dell'artista, Bologna, Studio la Linea Verticale dedica la Link Room, modificandone l'assetto, agli elementi essenziali del pittore.

Seguendo l’esempio di Alberto anche noi abbiamo voluto ridistribuire gli spazi fisici e con essi quelli immaginifici, abbiamo quindi portato gli attrezzi del pittore a giocare col tempo in quella che era la libreria dell’ufficio. Le setole dei pennelli sono macchiate dal grigio della polvere accumulatasi negli anni della pausa di Alberto dalla pittura, i tubetti di colore secco sono diventati immobili pezzi scultorei. Nella composizione spiccano gli strumenti medici per la misurazione del cranio, i compassi e il goniometro di ferro pesante, la squadra che sembra una lama da barbiere antica, tutti ad indicare la precisione, l’ordine e la disciplina con i quali lavorava l’artista per realizzare i tagli netti e i fendenti sottili che caratterizzano la sua pittura. Due piani sono riempiti con le tele di piccole dimensioni, a voler riprodurre la maniera con cui sono archiviate nel suo studio “bello contro bello”, come avrebbe detto lui. Lo studio di Alberto, ricostruito in miniatura nell’ufficio della galleria, è un modo per sentirlo ancora più vicino.
La mano è la parte visibile del cervello (Immanuel Kant).
Abbiamo parlato di teste e ora dobbiamo parlare di mani, perché esse sono la visualizzazione perfetta del lavoro del pittore, un lavoro tanto fisico quanto mentale. Alberto non si è di certo astenuto dal concentrarsi a lungo anche su questo soggetto, classico esercizio pittorico, ed ha dedicato una piccola tela ad ogni mano, ambientandole nelle sue scenografie spaziali che alternano vuoti e pieni. Così queste estremità riposano appoggiate alla pittura come se ne fossero le venerabili reliquie, i simboli assoluti dell’arte e dell’artista, fautrici e testimoni della sua aura.
Come vogliono le dinamiche dell’essere, tutto finisce dove tutto inizia, allora a chiudere il cerchio è la tela bianca, una delle molte preparate dallo stesso Alberto rivolto ad un futuro che è rimasto congelato nel tempo terrestre per quattordici anni. Ora che quel tempo si è liberato, la tela attende infinitamente che l’artista la riempia con pennellate di Vuoto.