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Lucrezia Ercoli - Riflessioni su Jacopo Risaliti

Il frutto proibito del Giardino dell’Eden, il pomo della discordia della Guerra di Troia, il dono avvelenato della fiaba dei fratelli Grimm, la mela in equilibrio sulla testa del figlio di Guglielmo Tell, quella che cade in testa a Isaac Newton, quella con cui si suicida Alan Turing, fino alla mela addentata del logo Apple. La mela è simbolo ricorrente nella cultura occidentale, dalle origini ai nostri giorni, sempre connesso all’incrocio tra Eros e Thanatos, tra vita e morte, piacere e sofferenza. Jacopo Risaliti nell’opera Alma-aty fissa nel marmo questa sfera caduca: non potrà deteriorarsi, non potrà mai diventare bacata come la mela della Canestra di frutta del Caravaggio, l’incedere del tempo non potrà scalfire la sua buccia dura e levigata.

Ma è la patina del frutto che parla allo spettatore, che è rivelatrice di quello che è stato, di quello che è o sarà. Il candore etereo del marmo è sporcato dal nero della fuliggine: la mela marmorea ha superato una prova del fuoco, è stata testimone del passaggio delle fiamme. La patina ambrata testimonia la sospensione dei materiali dopo l'apocalisse. Che cosa resta dopo l’incendio? Che cosa rimane dopo la combustione?


La scultura di Jacopo Risaliti esposta alla Galleria Studio la Linea Verticale in occasione di Open Tour 2023 Bologna, per la mostra Virtati l'ha nel Foho
Jacopo Risaliti, Alma-aty, 2023, marmo, fuliggine, 12x12x12 cm

Come in una stanza pompeiana dopo la vampata dell'eruzione, tutto l'ossigeno è evaporato... e con esso si è spenta la vita. Le cose superstiti di un fuoco che non brucia più sono reperti, testimoniante immobili e fredde, nature morte. E dall’intreccio tra marmo e fuliggine nasce l’opera Testimonianze bianche. La traccia di ciò che è stato avvolge la materia nel buio, spegne la luce del marmo, tinge di nero ciò che un tempo era neutro. Il marmo non si è scomposto né dissolto, ma ha trattenuto il segno di un passaggio, il ricordo di un incontro che ha infiammato e incenerito. Il passato rimane attaccato al presente, come l’ombra di un trauma che non passa. Sembrano risuonare nel vuoto i versi struggenti di Attilio Bertolucci:

Assenza,

più acuta presenza.

Vago pensiero di te

vaghi ricordi

turbano l’ora calma

e il dolce sole.

Dolente il petto

ti porta,

come una pietra

leggera.


Due martelli in marmo, vicini, si sfiorano senza toccarsi. Evocano l’energia della costruzione e della distruzione, l’azione del creare e del disfare. Nell’opera Hammers Risaliti crea un campo di energia potenziale, un momento di stasi prima del colpo, una trasformazione di forza solo in potenza. Ma il martello racchiude anche il fare artigianale e il gesto dell’artista. Hammers è un autoritratto concettuale dello scultore rappresentato dal suo strumento e dalla sua materia. Lo strumento, però, si dà per assenza; l’utensile nega la sua natura ‘utile’. Il martello di marmo è un non-martello: l’hammer di Risaliti si nega come strumento che ‘serve a’ martellare e si mostra come opera d’arte. Il pezzo di marmo ha solo la forma del martello, ma nega la sua funzione: si affievolisce la sua forza distruttrice e creatrice.


La scultura di Jacopo Risaliti esposta alla Galleria Studio la Linea Verticale in occasione di Open Tour 2023 Bologna, per la mostra Virtati l'ha nel Foho
Jacopo Risaliti, Hammers, 2023, marmo - legno, 124x30x30 cm

“Il martellare stesso svela la specifica maneggiabilità del martello” scriveva il filosofo Martin Heidegger. Il nostro sguardo è costretto a un ribaltamento di senso. Siamo abituati a ridurre il martello alla sua funzione, alla sua utilizzabilità, all’uso che possiamo farne come protesi della nostra mano, per ampliare la nostra capacità creativa e produttiva. Ma più riduciamo una cosa al suo uso, meno siamo in grado di guardarla nella sua essenza. Solo la poeisis, il fare dell’artista, è in grado di trasformare un oggetto utile in un oggetto di contemplazione.


Solo quando si interrompe la funzione di utilità – quando lo strumento si rompe, quando il martello non riesce a martellare – siamo in grado di inserire l’oggetto in un orizzonte più ampio, in una connessione estetica che va al di là della sua funzione pratica tecnica. Rimane il bello, senza l’utile. Di fronte ai martelli marmorei, siamo chiamati all’in-azione: non possiamo impugnarli per aumentare la nostra forza, non possiamo usarli per agire sulla materia e trasformarla. Di fronte all’inutilità dell’opera d’arte, siamo inermi e fragili, chiamati alla conservazione dell’energia e non alla sua dispersione.


Lucrezia Ercoli - Giugno 2023



 

Jacopo Risaliti e Giuseppe Francalanza, Virtati l'ha nel Foho, testi critici di Lucrezia Ercoli e Maura Pozzati, Studio la Linea Verticale, Bologna


INFO E ORARI


STUDIO LA LINEA VERTICALE

Via dell’Oro 4B Bologna


VIRTATI L'HA NEL FOHO

Giuseppe Francalanza - Jacopo Risaliti


15.06-15.07.2023


VERNISSAGE

15.06 H 18-21


INAUGURAZIONE OPENTOUR

22.06 H 15-23


TESTI CRITICI DI

Lucrezia Ercoli - Maura Pozzati


ORARI ORDINARI:

Dal Martedì al Sabato

15:30-19


Contatti:

info@studiolalineaverticale.it | +39 392 082 9558 | +39 335 604 5420







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