Lo stand proposto dalla galleria Studio la Linea Verticale di Bologna è caratterizzato esteriormente da un codice cromatico binario ed interiormente da una tendenza alla verticalità. Gli artisti scelti sintetizzano la loro poetica ascendente in un complesso linguaggio in bianco e nero. Il centro gravitazionale tridimensionale e bi-unitario dello stand, attorno al quale ruotano le opere bidimensionali, è composto dalle due sculture in marmo bianco del giovanissimo Jacopo Risaliti, che vi interviene sopra incidendo solchi neri di carbone, tondi e linee, che compongono codici segreti di un alfabeto esoterico. Esplorando le pareti in senso antiorario incontriamo la manifestazione spettrale proveniente dalla mente rimembrante di Luca Campestri, visibile attraverso il black mirror incastrato nell’angolo e leggibile come onda sonora che, espandendosi, crea uno strato atmosferico vibrazionale. Una piccola scatola nera ha registrato gli scoloriti ricordi nostalgici dell’artista e li racchiude in uno scrigno la cui chiave(tta) è essa stessa il tesoro. Al di sopra dei pallidi marmi levitano le icone fotografiche ritraenti le divinità digitali del duo Quatrième Paysage: ognuna seduta, sospesa nella posizione del loto, custodisce il picco assegnatole con sguardo onnisciente. Adamo ed Eva informatici, intessuti in una rete opalescente che si staglia su uno sfondo completamente nero, si decompongono nell’universo informatico. A chiudere lo stand ci sono le ombre extra-dimensionali di Claudio Valerio, presenze pittoriche opache e desiderose di incarnarsi nella materia. Animate macchie scure, figlie del fuoco, tentano una fuga dalla tela grezza attraverso una materializzazione nel ritrovato elemento scuro del carbone. I bidimensionali media del video, della fotografia e della pittura s’incontrano nella tridimensionalità della scultura e fondano un nuovo sistema di linguaggio acromatico nello spazio dello stand.