ARTISTS
Giovanna Caimmi
Francesca Dondoglio
CRITICAL TEXTS
Lorenzo Balbi - Valerio Dehò - Olga Gambari - Carmen Lorenzetti - Roberto Mastroianni - Alessandro Mescoli
COLLABORATION
Umberto Benappi Gallery
LINK ROOM
Maurizio Bottarelli
Alberto Colliva
Claudio Valerio
ORIZZONTE-SOMMO-ORIZZONTE
21.04-03.06.2023
INTRODUCTION
PRESS RELEASE
PDF EXHIBITION
CRITICAL TEXTS
INSTALLATION VIEW
LINK ROOM
INFO
Nonostante lo scarto che la caratterizza, la Linea Verticale non può esimersi dal confronto con quella orizzontale. Presentando questa mostra bipersonale, la galleria Studio la Linea Verticale vuole farsi portavoce dell’ambivalenza tra opposti, bi-unità dell’Essere, avvalendosi del lavoro di due artiste che ragionano proprio sulla morfologia di un orizzonte visivo che è totalmente spirituale. I sottilissimi fendenti verticali ed orizzontali che sorgono naturalmente all’incontro tra l’alba carminia e il tramonto zaffireo di Francesca Dondoglio, sono soglie sublimi di altri altissimi mondi immateriali, veri e propri orizzonti lontani di passaggi ambivalenti. Il codice binario dell’artista torinese è l’esatto contrario di quello informatico; lontano dalla tecnologia riguarda i colori di maggiore impatto sull’Anima. Il Blu e il Rosso come Alto e Basso, Bianco e Nero, Vita e Morte, sono inscindibili fratelli. Rudolf Steiner afferma in una delle sue conferenze: La luce, vista attraverso l’oscurità, è rossa. e La tenebra, vista attraverso la luce, è blu (1). Se uniti, questi due colori primari costituiscono il magenta, tinta simbolica della coniunctio oppositorum, così, nelle sue bicromie a pastello incredibilmente sature, Francesca dimostra un equilibrio vicino alla saggezza orientale. Il paesaggio astratto ed astrale regalatoci attraverso le finestre pittoriche, ci impregna del sentimento kantiano del Sublime che, incastratosi in quell’intercapedine violacea esistente tra il sotto (sub) ed il sopra, ci getta nel limitare (limen) della percezione. Si tratta di sublime dinamico o matematico? Una via di mezzo… L’installazione site specific ritagliata nello spazio della galleria da Giovanna Caimmi ci scombussola e ci fa perdere sia il senso dello Spazio che il senso del Tempo. Questa feritoia immaginifica, che percorre orizzontalmente ed ininterrottamente i quattro punti cardinali, infatti, sfonda le pareti per permetterci di osservare, dal nostro piccolo mondo ordinario, la Realtà fatta di-segno. Divagando in un contesto tanto spaziale quanto temporale, ad ogni volgimento dello sguardo o ad ogni passo, ci ritroviamo tra passati attesi, presenti assenti e futuri perduti. I colori slavati di questi sottili ricordi collettivi del futuro, di cui l’artista si fa messaggera, vincono il bianco opalescente della carta e il nero fuligginoso del passato. Nord, Est, Sud, Ovest…i 360 gradi d’orizzonte di Giovanna sottolineano, in realtà, la presenza di un quinto e fondamentale punto cardinale atemporale che si erige metaforicamente e verticalmente al centro della sala: La ≪via retta≫ qui non è divagare né verso est né verso ovest; è salire sulla vetta, ovvero tendere al centro, è l’ascensione al di fuori delle dimensioni cartografiche, la scoperta del mondo interiore (2). L’una con il colore, l’altra con il segno, Francesca e Giovanna raggiungono le sommità dell’intento artistico, dimostrandoci che esiste un vertice orizzontale ed un orizzonte verticale e che, talvolta, un paesaggio può essere un passaggio oltre la nostra dimensione. (1) Rudolf Steiner, L’Essenza dei colori, Editrice Antroposofica, Milano, 2013. pp.144,145. (2) Henry Corbin, L’uomo di luce nel sufismo iraniano, Edizioni Mediterranee, Roma, 1988. p.11.
LORENZO BALBI
Giovanna Caimmi. Loopholes
La grande installazione di Giovanna Caimmi, concepita spazialmente e concettualmente per gli spazi della galleria, riesce a mutarne completamente una stanza, adattandosi ad essa perfettamente, anche negli angoli e nella spigolosità, uniformandosi, calzando, nello spazio e diventando allo stesso tempo indivisibile come se qui fosse sempre esistita e andasse solo riscoperta, svelata.
VALERIO DEHÒ
Memoria dal passato di Giovanna Caimmi
Ho scritto per la prima volta sui lavori di Giovanna Caimmi nel 1999 in occasione di una mostra dalla Loretta Cristofori in cui centrava qualcosa anche Emilio Mazzoli di Modena. Ne venne fuori anche un bel catalogo su una serie di terrecotte strane, molto belle, con temi anche esoterici come quello del bardo proveniente nientemeno che
OLGA GAMBARI
Francesca Dondoglio. Un'indagine sulla soglia.
Il lavoro di Francesca Dondoglio è una continua indagine sulla soglia, sul passaggio inteso nell’accezione di liminare cromatico e visivo, ma assolutamente concettuale e spirituale. La sua pittura antica e raffinatissima evoca la storia del monocromo che attraversa tutto il Novecento e la sapienza della pratica pittorica, che quando si eleva va oltre la materia per smaterializzarsi in una percezione aperta e di passaggio verso altre dimensioni.
CARMEN LORENZETTI
Giovanna Caimmi. La molteplice Fenomenologia.
Giovanna Caimmi ha attraversato diverse pratiche nel suo lavoro, utilizzando la fotografia, il video e la performance, ha spesso lavorato partendo da immagini fotografiche poi modificate pittoricamente seguendo il metodo della “postproduzione”, finchè nel 2014 ha avuto un’illuminazione inaugurando un percorso affascinante e altamente personale basato sul disegno.
ROBERTO MASTROIANNI
Francesca Dondoglio. L'interiorità filosofico - poetica
Francesca Dondoglio (1990) è un'artista italiana che esplora il rapporto tra materia, colore e forma dando vita ad una pittura stratificata ascrivibile ad un espressionismo esperienziale di natura concettuale. La sua pittura indaga il rapporto tra il colore, l'interiorità e la tradizione filosofico-poetica, restituendo l'immaginario esistenziale ed emotivo in quadri di natura aniconica. Colore, materia e segno danno forma a dispositivi di senso che usano la cromaticità per portare a rappresentazione la dimensione archetipale ed esistenziale dell'uomo.
ALESSANDRO MESCOLI
Francesca Dondoglio. Nascita di una tensione
Le opere che Francesca Dondoglio presenta in questa doppia personale sono il risultato e l'evoluzione di una delle sue ricerche più note e non ancora concluse. L'artista torinese evoca attraverso combinazioni cromatiche sapienti la nascita di una tensione, uno spleen romantico e tormentato, ma anche un luogo topografico del possibile. Da qui, evidenziando insieme azioni e forze contrastanti, ne racconta poi della loro natura duale e liminale, emancipando l'opera dalla necessità di reperi formali per risolversi.
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