ARTISTS
Navid Azimi Sajadi
Zeno Bertozzi
Sofia Degli Esposti
Alcide Fontanesi
Michelangelo Galliani
Simone Pellegrini
TITLE
La via dell'Oro
SUBTITLE
Verso un centro di gravità permanente
THANKS
Jacopo Cenacchi
Adriano Fontanesi
Alessandro Mescoli
COVER WORK
Simone Pellegrini
LA VIA DELL'ORO
12.12.2024-18.01.2025
INTRODUCTION
PRESS RELEASE
GALLERY TEXT
PREVIEW (SOON)
APPOINTMENTS
INFO
COMUNICATO STAMPA: La via dell’Oro. Verso un centro di gravità permanente Dal 12 dicembre 2024 al 18 gennaio 2025 Studio la Linea Verticale presenta “La via dell’Oro", mostra collettiva che pone in dialogo le ricerche di sei artisti appartenenti a diverse generazioni. L’oro come trait d’union, è un colore, oltre che materia, che da sempre appartiene alla ricerca della galleria per i suoi significati metaforici, alchemici e spirituali: è un indicatore di direzione verso l’ambita Linea Verticale. Alcide Fontanesi (1926-2020), Simone Pellegrini (1972), Michelangelo Galliani (1975), Navid Azimi Sajadi (1982), Zeno Bertozzi (1994), Sofia Degli Esposti (1998) si prestano al dialogo plurigenerazionale e al viaggio che, dall’immanenza, accompagna alla trascendenza. Abstract L’oro, come colore e materia, ha attraversato secoli di storia mantenendo un fascino unico e trasversale. È stato simbolo di sacralità e perfezione, un mezzo essenziale per immortalare l’eternità. Nell’alchimia e nelle tradizioni mistiche, ha incarnato l’aspirazione umana alla trasformazione e alla purificazione: il passaggio dal piombo oscuro e imperfetto all’oro luminoso e assoluto. Da Oriente a Occidente, si è intrecciato con pratiche che spaziano dall’estetica alla spiritualità, diventando materia e metafora di un cammino verso la trascendenza. Dai faraoni, che ne facevano un compagno per il viaggio nell’aldilà, ai mosaici bizantini dove era utilizzato per illuminare di luce ultraterrena figure divine, l’oro ha sempre indicato qualcosa che va oltre il tangibile. Ma il suo significato non si limita al passato: l’oro, anche oggi, continua a esercitare una fascinazione che sfida la superficie del quotidiano. È uno specchio brillante che riflette ossessioni e desideri, ma che invita anche a guardare oltre, a cercare una profondità che trascende l’apparenza. In questa prospettiva, l’oro diventa un cammino, una via simbolica e reale che ci spinge a fermarci e a osservare, a riscoprire il nostro nucleo autentico e immutabile. È un ponte tra l’umano e il divino, tra ciò che è effimero e ciò che è eterno, una materia che non si limita a splendere, ma vibra come una chiamata verso una consapevolezza più alta, verso un equilibrio che non è legato al tempo ma al centro profondo dell’essere. L'inaugurazione: Il giorno inaugurale è previsto per giovedì 12 Dicembre dalle 19 alle 21. Per ulteriori informazioni: Studio la Linea Verticale | via dell’Oro 4b | Bologna | www.studiolalineaverticale.it | info@studiolalineaverticale.it | +39 3920829558 | in-fb-ig: @studiolalineaverticale Dettagli dell'evento: Titolo: La via dell’Oro. Verso un centro di gravità permanente Artisti: Navid Azimi Sajadi, Zeno Bertozzi, Sofia Degli Esposti, Alcide Fontanesi, Michelangelo Galliani, Simone Pellegrini Inaugurazione: 12 Dicembre 2024, ore 19:00-21:00 Durata: 12.12.2024 - 18.01.2025 Chiusure festività: dal 24 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025 Luogo: Studio la Linea Verticale, via dell’Oro 4b, Bologna Orari ordinari: dal martedì al sabato 15.30-19 Connettiti con noi: Segui gli aggiornamenti e le anteprime della mostra sui social media e condividi usando gli hashtag ufficiali: #studiolalineaverticale #laviadelloro
REFLECTIONS
Gallery text
L’oro, come colore e materia, ha da sempre suscitato una fascinazione profonda nelle tradizioni spirituali, nell'arte e nella filosofia. Nell'arte sacra, come è noto, l'oro è stato usato per rappresentare una realtà che va oltre il visibile: aveva la funzione di immergere i soggetti in un’aura senza tempo, assicurandone eternità e valore universale. Nel contesto delle pratiche alchemiche e mistiche l’oro, ad esempio, è da sempre associato a un processo di trasformazione e purificazione. Pensiamo all’immensa letteratura scaturita dall’idea di poter trasformare il piombo, materia scura, saturnina e simbolicamente negativa, in Oro, luminoso, solare. È così, con l’obiettivo di trasformare la carne umana in oro, che nel IV secolo assistiamo in Cina alla nascita della pratica Waidan (alchimia esterna): ingerendo piccole quantità di oro insieme al cibo si sperava che, una volta assorbito dal corpo, potesse trasformarlo e avvicinarlo all’immortalità divina. Curioso come oggi, invece, lo si mangi ancora, ma in formato “Golden sirt”, carne rivestita di foglia oro alimentare che ha, come unico scopo, quello di manifestare sfarzo e agiatezza (2360 euro per una fetta di 300 gr). Cambiano i tempi e cambiano i paradigmi. Ma torniamo al passato, quando al nobile materiale era anche attribuito un nobile fine. In Egitto l’oro era considerato come elemento indispensabile per permettere agli alti ranghi il passaggio “aldilà”. Non stupisce, infatti, che la lingua dei faraoni fosse spesso sostituita con una lingua d’oro: la sua incorruttibilità garantiva la possibilità di parlare anche nel regno dei morti. Nel 438 a.C. Fidia rivestiva di oro la sua Atena Parthènos: 12 metri di puro luccicare la collocavano non più sulla terra, ma direttamente nell’Olimpo. Usato nei mosaici fin dall’epoca paleocristiana, l’oro era simbolo di luce ultraterrena e spiritualità divina. Se ne hanno le prime tracce in pittura nell’arte bizantina: l’oro in foglia risplendeva negli sfondi delle icone, permettendo così ai soggetti dipinti di risultare intangibili e appartenenti a una dimensione ultraterrena, priva di tempo. E così avanti, o indietro, nel tempo gli esempi che potremmo citare risulterebbero di gran lunga superiori alle nostre capacità di concentrazione. Veniamo, dunque, al cuore della questione, alla Via dell’Oro. Percorrerla non è cosa per deboli: è una strada piena di deviazioni, ostacoli e svolte improvvise, ma che promette di condurci a un luogo di stabilità eterna. Gurdjieff, dal canto suo, introdusse la legge delle ottave come principio universale che regola i cicli e i processi della vita. Secondo questa legge, ogni processo segue uno schema simile a quello di una scala musicale: si articola in fasi, o toni, con momenti di accelerazione (i toni pieni Do, Re, Mi) e momenti di rallentamento o di "deviazione" (tra Mi e Fa, Si e Do). Per mantenere la direzione e completare il processo, è necessario uno sforzo consapevole in corrispondenza di queste deviazioni. In termini simbolici, la legge delle ottave descrive il cammino di trasformazione interiore, dove l'energia deve essere costantemente "rinnovata" per superare gli ostacoli e raggiungere il completamento o la trascendenza. Nella scala simbolica delle ottave, l'Oro rappresenta il Do finale, il punto di arrivo. È il completamento del processo di perfezionamento e la connessione con una realtà superiore, eterna e immutabile. È un simbolo della vibrazione permanente, che non si spegne né si modifica con il tempo. Questo lo lega all'idea di un centro di gravità permanente, così brillantemente cantato da Franco Battiato, una condizione di stabilità interiore che permette all'individuo di vivere senza essere trascinato dalle oscillazioni della vita. Ma che difficoltà affrontare il flusso incessante della vita senza smarrirsi! Gli artisti in mostra ci invitano alla pluralità di strade che si possono intraprendere e l’oro ci sfida a osservare, a fermarci, ad allontanarci dalla dispersione quotidiana e a scoprire, dietro la sua superficie luminosa, qualcosa di più profondo, senza tempo. In quest’ottica l'oro non è solo un colore, ma un'esperienza, una via che ci porta verso una consapevolezza più alta. Come in un viaggio interiore, guardare l’oro significa avvicinarsi alla nostra essenza, cercare un punto di equilibrio che non dipende dall'esterno, ma da una connessione profonda con l’Io. L'oro, come metafora di immutabile trasformazione, diventa così una via, un ponte che collega l’umano al divino, l’effimero all’eterno: in un mondo che ci spinge alla superficie, all’apparenza e alla transitorietà, l'oro è un richiamo a fermarsi, ad andare oltre l’illusione e a riscoprire il nostro nucleo di autenticità, stabilità e pace.
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