ARTISTS
Navid Azimi Sajadi
Vettor Pisani
CRITICAL TEXTS
Antongiulio Vergine
COLLABORATION
Mario Iannelli Collection
ON OCCASION
Art City Bologna
TERRENO-ULTRA-TERRENO
02.02-22.03.2023
In occasione di Art City 2023 la galleria Studio la Linea Verticale, in collaborazione con la collezione di Mario Iannelli, presenta la bi-personale Terreno-Ultra-Terreno. Il titolo suggerisce una molteplice connessione tra la nostra dimensione e quella che, invece, rimanda altrove ed individua immediatamente il posizionamento dei due artisti in gioco. Navid Azimi Sajadi (1982) è nato a Tehran ma è cosmopolita; non stanziando mai a lungo in un solo luogo il suo paese è il mondo intero e la casa è la sua interiorità. Vettor Pisani (1934-2011), “artista povero e famoso”, come definì sé stesso con una scritta sul muro della Galleria Limen nel 2011, non ha bisogno di presentazioni, egli abita già il suo Teatro di Cristallo celeste. La connessione tra i due è innanzitutto esperienziale: Navid, arrivato a Roma, frequenta Vettor Pisani e, insieme al maestro, allena la sensibilità verticale. È manifesta inoltre un’affinità formale: la tavolozza dai colori accesi, la predilezione per l’oro dell’immortalità e per il blu dell’infinito, il ricorrente uso dei simboli alchemici, esoterici, religiosi, culturali, mitici, biblici, mitologici e, soprattutto, il peculiare uso della sagoma, influenza grafica passata da Gino De Dominicis all’amico Pisani, che ritroviamo geneticamente anche nell’opera di Navid. La sagoma che ci presentano è come l’ombra del mito della caverna di Platone, una copia della realtà che suggerisce un mistero celato che, se illuminato, rivelerebbe la Realtà delle cose in sé. L’immaginario dei due artisti dall’essenza duale, tra oggetti ordinari e soggetti straordinari, è un compromesso che li invita ad una continua e frenetica riflessione sulla contrapposizione tra Linea Orizzontale e Linea Verticale, pur appartenendo profondamente a quest’ultima. Nella serie su carta di Navid, ogni oggetto partorito facendo il ponte altro non è che un simbolo estroflesso tramite lo sforzo, una potente esternazione di un significato astratto e occulto. Vettor ha basato la sua carriera sul gioco della metafora, così ogni stimolo che ci offre non muore nella sua semplice percezione visiva ma continua a vivere eternamente nel suo significato coglibile con un impegno intellettivo e un atto di fede.
ANTONGIULIO
VERGINE
Al di qua o al di là della finestra
Se volessimo procedere nell’esaminare il corpo di Terreno-Ultra-Terreno, non potremmo prescindere dal considerarne, anzitutto, il quadro preliminare, rappresentato dal tentativo – espresso già dal titolo – di porre in collegamento la dimensione immanente, finita della realtà con la dimensione assoluta, infinita di ciò che, invece, risiede oltre di essa. Una sorta di estroflessione – come quella subita da certi organi in circostanze particolari – che interessa tanto il lavoro di Vettor Pisani, quanto quello di Navid Azimi Sajadi: per il primo, si tratta di prendere atto di possibilità alchemiche, esoteriche, mitiche; per il secondo, di interpellare territori sacri, biblici, mitologici. Anche nel caso fossero gli aspetti epidermici i primi ad essere presi in considerazione, le opere di Terreno-Ultra-Terreno manifestano non poche similitudini: l’utilizzo, spesso simbolico, di tonalità sgargianti; il ricorrere a determinate iconografie care alla religione o all’esoterismo; l’impiego della silhouette quale modo per conferire un certo eclettismo all’immagine. Similitudini che lasciano presagire un peculiare modo di affrontare l’arte e la vita, di intenderne i meccanismi più reconditi e superficiali, interpretandone gli aspetti più intimi e carnali. Allargando di più lo sguardo, è la stessa predilezione per il disegno ad accomunare le prassi di Pisani e Sajadi – o, se si vuole, per la figura in generale, sublimata, in base alle circostanze, in allegorie acquisite o totalmente rielaborate – così come per l’installazione e la performance, specie se a stretta interazione / collaborazione con l’osservatore.
NAVID AZIMI SAJADI
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Navid Azimi Sajadi (Teheran 1982) si forma in pittura presso la Facoltà di Architettura della Azad University di Teheran e all'Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2009 ha vinto il Premio Amedeo Modigliani e dopo aver conseguito il Master of Fine Art in MultiMedia Sculpture presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2013 ha partecipato alla IX Biennale di Shanghai. Nel 2018 ha vinto la IX Edizione del Premio Combat nella sezione di disegno e grafica e ha partecipato al progetto The Bridge, ambiente 1 al MACRO Museo di arte contemporanea di Roma. A maggio 2019 ha vinto il Premio Viero per l’arte contemporanea. Dal 2012 realizza mostre e installazione in vari istituti e musei in Iran, Emirati Arabi, Turchia e Inghilterra.
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